Viviamo una vita stressata. Lo stress ci perseguita. I tempi moderni sono una fonte di stress. Chi non ha mai pensato almeno una volta di essere stressato? Il termine stress lo si trova ormai dappertutto, perfino nei menù: non più tardi di qualche giorno fa in un bar potevo ordinare una “Insalata anti-stress” e mi sono chiesto, cosa mi farà? Perché mangiando un’insalata dovrei sentirmi meno stressato?

Adattarsi prima di tutto

Lo stress, come lo pensiamo, è sempre e comunque qualcosa di negativo da evitare e da eliminare, ma in verità non è sempre così. Il primo studioso che si è occupato di stress è stato il fisiologo Hans Selye, un medico austriaco che, a metà degli anni ’30 del secolo scorso, definì, grazie ai suoi studi di fisiologia, la Sindrome generale di adattamento, ovvero un processo psicologico e fisico per cui di fronte a un evento percepito come una minaccia la nostra reazione si sviluppa in tre fasi:

  1. Fase di allarme. È il primo momento di impatto, quando percepiamo l’evento minaccioso e in cui entriamo in allerta.
  2. Fase di resistenza. È il momento centrale in cui affrontiamo la minaccia.
  3. Fase di esaurimento. Il momento in cui vengono meno le nostre forze psicofisiche se la minaccia perdura oltremodo.

Nella prima fase non solo c’è una valutazione di un pericolo, ma il nostro corpo reagisce in modo automatico: il cuore accelera, il sangue fluisce ai muscoli delle gambe e delle braccia, ci irrigidiamo, il nostro sistema endocrino si attiva con una serie di ormoni per trasformare le nostre riserve in zuccheri fruibili dal nostro apparato muscoloscheletrico; il tutto con il fine ultimo di preparare il nostro organismo per essere pronto a scattare per attaccare o fuggire. Questa reazione, perfettamente naturale, ci mette nelle condizioni migliori per reagire a un cambiamento dell’ambiente cercando di riportare le cose in una situazione di equilibrio, come erano in precedenza. Selye chiamò appunto questo processo Sindrome generale di adattamento, proprio perché il nostro corpo e la nostra mente si attivano per adattarsi a un ambiente che cambia e che ci pone delle richieste.

Lo stress entra in gioco, nella sua accezione negativa, detta appunto distress, quando questa condizione di allarme perdura per un tempo così lungo da esaurire le nostre forze, ma può esserci anche un esito positivo, per cui riusciamo a riequilibrare il nostro ambiente, a quel punto avremo ugualmente provato stress, che però ci ha permesso di reagire efficacemente, e che viene chiamato eustress.

Dunque, lo stress è una condizione esistenziale, tanto che Selye disse: «La completa libertà dallo stress è la morte. Contrariamente a quanto si pensa di solito, noi non dobbiamo, e in realtà non possiamo, evitare lo stress, ma possiamo incontrarlo in modo efficace, e trarne vantaggio imparando di più sui suoi meccanismi ed adattando la nostra filosofia dell’esistenza ad esso».

Ma che cosa ci procura stress?

Una volta comprese le reazioni psicofisiologiche allo stress, si è cercato di catalogare gli eventi della vita che possono procurarci distress, e che, come altri stimoli negativi, sono strati definiti stressors. Qui di seguito riporto una tabella dei principali eventi stressanti che possono capitarci, sono catalogati in ordine di gravità a livello di tensione emotiva e di probabilità di entrare nella fase di esaurimento con aumento della possibilità di ammalarsi, per cui l’evento massimamente stressogeno è il lutto, mentre quello con minore potenza stressogena è prendere una multa.

Gli eventi della vita stressanti secondo Holmes e Rahe [1967]

Numero d’ordine Evento Valore medio
1. Morte del coniuge 100
2. Divorzio 73
3. Separazione 65
4. Periodo di carcere 63
5. Morte di un familiare 63
6. Infortunio o malattia 53
7. Matrimonio 50
8. Licenziamento 47
9. Riconciliazione con il coniuge 45
10. Pensionamento 45
11. Cambiamento nelle condizioni di salute di un familiare 44
12. Gravidanza 40
13. Difficoltà sessuali 39
14. Arrivo di un nuovo membro in famiglia 39
15. Riassestamento nel lavoro 39
16. Cambiamenti nelle disponibilità economiche 38
17. Morte di un amico 37
18. Passaggio ad altre mansioni lavorative 36
19. Cambiamenti nel numero di discussioni con il coniuge 35
20. Mutuo ipotecario superiore ai 10.000 dollari 31
21. Estinzione di un’ipoteca o di un prestito 30
22. Cambiamento di responsabilità nel lavoro 29
23. Un figlio lascia la casa 29
24. Problemi con parenti acquisiti 29
25. Importante successo personale 28
26. Il coniuge comincia o lascia un lavoro 26
27. Iniziare o finire la scuola 26
28. Cambiamento nelle condizioni di vita 25
29. Revisione delle proprie abitudini 24
30. Problemi con i superiori 23
31. Cambiamento nelle ore o nelle condizioni di lavoro 20
32. Cambiamento di residenza 20
33. Cambiamento di scuola 20
34. Cambiamento di divertimenti 19
35. Cambiamento di pratiche religiose 19
36. Cambiamento delle attività sociali 18
37. Ipoteca o prestito inferiore ai 10.000 dollari 17
38. Cambiamento delle abitudini connesse al sonno 16
39. Cambiamento del numero delle riunioni familiari 15
40. Cambiamento di abitudini alimentari 15
41. Vacanze 13
42. Natale 12
43. Piccole violazioni della legge 11

Fonte: Holmes, Th.H. and Rahe, R.H., The Social Readjustment Rating Scale, in “Journal of Psychosomatic Research“, Volume 11, Issue 2, August 1967, Pages 213-218.

Come vedete molto dello stress ha origine nel trovare un ostacolo tra quanto vorremmo ottenere e il nostro stato attuale. La frustrazione e la rabbia derivano pertanto dal fatto di non raggiungere un obiettivo, come non riuscire a farsi capire dalla persona a cui teniamo, trovare traffico che ci impedisce di arrivare puntuali a un appuntamento, oppure un figlio che non si comporta come vorremmo o un lavoro dove quanto facciamo ci sembra inutile e senza senso, le riunioni, il blocco della carriera, ecc. Ogni situazione frustrante comporta un disequilibrio del nostro mondo e provoca stress, per questo lo stress è così esteso e, ahinoi, così presente nella nostra esperienza.

Ma come mai alcuni sono stressati e altri no?

Una cosa che però in questo elenco di situazioni stressanti manca è che lo stress non è uguale per tutti: ci sono cose che alcuni trovano stressanti e altri invece no, questo ci dice che parte dello stress parte dalla nostra valutazione degli stimoli e degli eventi. Qui entra in campo un altro aspetto, che definirei “senso di controllo”.

Quando ci capita qualcosa possiamo valutarlo come ininfluente per noi, allora non c’è stress, oppure possiamo valutarlo come minaccioso, a quel punto la seconda valutazione, immediata, che facciamo è se possiamo controllare o meno l’evento o lo stimolo: se è sotto il nostro controllo, ne abbiamo potere, allora lo stress si risolve positivamente (eustress), se invece non ne sentiamo il controllo, allora quello diventa distress.

Facciamo un esempio semplice: se prendo un’influenza è certamente una cosa negativa, ma se reagisco subito, per esempio assumendo un’aspirina che mi fa stare meglio, allora l’influenza non è più un problema né un’ostacolo a quello che voglio fare, se invece non ho aspirine disponibili, né nessun altro rimedio, oppure non posso prendere farmaci, mi trovo in una condizione in cui sono impossibilitato a fare quello che volevo fare, costretto a letto, allora il mio controllo percepito è molto basso, e, se non mi rassegno, mi potrei trovare in una situazione stressante.

Un’altra situazione che viene catalogata stressante nella tabella precedente è il matrimonio. Organizzare un matrimonio è certamente un evento che porta un disequilibrio nelle nostre abitudini, ma se nel farlo decido tutto io questo disequilibrio è sotto controllo, se invece devo tenere conto delle esigenze degli suoceri, della voglia di intervenire dicendo la loro dei miei genitori, della lista degli invitati che perde per me ogni senso per i pareri e le aggiunte dei familiari («Ma volevamo una cosa per pochi intimi e solo con gli amici!»), della scelta del ristorante che deve essere mediata con il partner e i parenti… allora la situazione si complica e dall’eustress di un evento che tutti giudicherebbero bellissimo, il coronamento di un amore, diviene un inferno, ovvero distress.

La valutazione degli eventi comporta che lo stress ha una dimensione soggettiva non indifferente.

C’è chi si stressa di più e chi meno?

La valutazione degli eventi può favorire o contrastare lo stress. A tale proposito si è visto che vi sono persone che tendono a coinvolgersi in quello che fanno, che ne sentono il controllo e che vedono gli imprevisti come una sfida più che come un problema insormontabile, persone di questo tipo sono meno soggette a stress.

Anche gli ottimisti, di cui abbiamo parlato sotto forma di sognatori nel precedente post, sono meno soggetti a stress: il guardare gli aspetti positivi di un evento negativo, il pensare che si possa affrontare, che sia un evento particolare e non destinato a perdurare nel tempo diventano tutti fattori protettivi dallo stress.

Ma ci sono anche atteggiamenti che favoriscono lo stress. Per esempio, quando si fa qualcosa, concentrarsi su quello che è andato male piuttosto che su quello che è andato bene; oppure sentirsi costantemente in dovere di fare tutto alla perfezione (cosa francamente impossibile); oppure pensare in modo estremo, come se tutto fosse o positivo o negativo, senza sfumature e senza complessità. Anche la poca tolleranza al cambiamento aumenta il distress.

Cosa ci succede se siamo sempre stressati?

Lo stress ha delle conseguenze (che vanno sotto il nome inglese di strain) dal punto di vista fisico e psicologico.

Nel caso del fisico, una situazione perdurante di stress porta problemi all’apparato cardocircolatorio, problemi all’apparato immunitario e a quello muscoloscheletrico: pressione alta, mal di schiena, malattie autoimmuni sono alcuni esempi di conseguenze negative dello stress.

Dal punto di vista psicologico, la perdita di controllo porta ad ansia, senso di impotenza, rabbia, irritabilità, depressione, disistima.

Esistono anche degli effetti negativi dal punto di vista dei comportamenti. La tensione emotiva che comporta lo stress, senza che ne siamo consapevoli, possiamo rischiare di regolarla con comportamenti disfunzionali come l’abuso di alcol, fumare, mangiare in modo smodato e non salutare.

Essere stressati quindi è una condizione non infrequente perché la vita è cambiamento. Come reagisco agli eventi, come li valuto e come li gestisco e, infine, quanto controllo credo di avere su di essi fanno la differenza tra eustress e distress, tra “stress buono” e “stress cattivo”.

E allora? Mangiamoci questa insalata anti-stress, ma forse ci vuole qualcosa di più!