La rappresentazione della realtà attuale ha una ricaduta molto significativa sul nostro benessere. Le notizie negative che riceviamo, ahinoi tutti i giorni, influenzano la nostra percezione del futuro: la disoccupazione giovanile, la crisi del consumo, le notizie finanziarie di continui crolli o cedimenti di borsa e banche, le notizie di indagini di corruzione, scioperi e proteste, fallimenti e licenziamenti, pensioni rimandate e diritti messi in dubbio, per non parlare dei fatti di cronaca terribili che coinvolgono persino persone innocenti come i bambini, la disperazione dei migranti, gli attentati, le guerre. Tutto questo ci circonda e credo che ci avvolga in un mantello nero di negatività. L’unica soluzione sembra la difesa e il restare allerta, oppure la ritirata e il distacco. Non muoversi, non fare nulla, non intraprendere, men che meno progettare, ma resistere.

Il futuro si spegne dentro un presente che si apre verso il nulla.

Quale può essere dunque la nostra reazione al nostro primo ministro che ci dice che bisogna essere ottimisti? Con una tale realtà forse un certo senso di irritazione, se non di rabbia porta a rifiutare qualsiasi ipotesi di positività.

Ancor più, pensare di avere progetti può sembrare inutile, se non impossibile.

Alzare gli occhi

Eppure, nella mia esperienza, mi sono trovato a notare che quando una persona racconta le fatiche e le frustrazioni del proprio lavoro, il senso di impotenza, l’impossibilità di cambiamento che prova, se non addirittura l’amarezza per doversi sentire fortunata per avere quel lavoro da cui si sente schiacciata, ebbene, una semplice domanda sembra suscitare una reazione: «Ma se potesse cambiare, per ipotesi assurda, cosa farebbe?». Il provare a rispondere porta un sollievo. Il solo alzare gli occhi verso un sogno, anche soltanto un’ipotesi per assurdo, porta una boccata di ossigeno nel proprio morale e penetra quella spessa coltre opprimente del presente gettando una luce nel futuro.

Sognare anche per un attimo ci fa stare bene, ci fa pensare che può esserci altro e apre al possibile, anche se solo per un attimo. Ipotizzare possibili scenari diversi dall’attuale ci dà sollievo e, al tempo stesso, ci apre a possibili soluzioni verso il cambiamento.

Esiste dunque ancora posto per un sognatore in un mondo come questo? Oppure possiamo solo consolarci rifugiandoci in un passato, come gli anni Sessanta del secolo scorso, dove Martin Luther King e John Kennedy nello spazio di poco tempo sognarono uguaglianza di diritti per ogni razza e colore e l’uomo sulla luna?

Pensare ottimista, pensare pessimista

Molto dipende dall’interpretazione di quanto ci accade. Immaginate che vi capiti qualcosa di spiacevole, credo che non sia difficile attingere dal lungo elenco personale o a quello dell’inizio di questo post. Immaginate, per esempio, di decidere di partire per una gita fuori porta, e di ritrovarvi imbottigliati nel traffico con altri che, come voi, vorrebbero godersi una giornata di sole. Le reazioni potrebbero essere di due tipi:

  1. «Succede sempre così appena arriva il bel tempo, tutte le volte che penso a svagarmi mi va male, anzi, colpa mia che non ho previsto che tutti oggi si sarebbero messi per strada, potevo almeno guardare le previsioni del traffico!»;
  2. «Ci sta che capiti che anche altri abbiano pensato di uscire oggi, un’altra volta andrà meglio, al tempo non si comanda e poi in fondo oggi è festa e nessuno mi aspetta, arriverò quando arriverò».

Immaginate la stessa situazione in positivo: è una bella giornata, decido di prendere l’auto per una gita fuori porta e arrivo senza intoppi alla mia meta, godendomi il bel tempo. Anche qui posso avere due interpretazioni diverse:

  1. «Che fortuna, ma è solo un caso, la prossima volta andrà peggio!».
  2. «Ho avuto proprio una buona idea! Alla fine bisogna crederci e insistere e la maggior parte delle volte poi te la godi».

Sono meccanismi mentali, schemi di pensiero che nascondono modi di interpretare il mondo diversi. Il primo modo di pensare è pessimista, il secondo modo di pensare è ottimista.

Ogni interpretazione degli eventi che facciamo è caratterizzata da tre aspetti:

  1. L’evento può essere generale o specifico;
  2. L’evento può dipendere da me o dall’esterno;
  3. L’evento può essere passeggero o permanente.

L’ottimista spesso ha interpretazioni differenti di eventi piacevoli o spiacevoli e in forma opposta. In particolare il pensiero ottimista considera gli eventi piacevoli come generali, permanenti e sotto il proprio controllo, mentre gli eventi spiacevoli come passeggeri, specifici e non dipendenti sempre e comunque da lui. Il pensiero pessimista usa meccanismi opposti.

La crisi economica per un ottimista può essere un periodo di congiuntura, che prima o poi finirà, dipende da situazioni particolari e può controllarla fino a un certo punto. Per il pessimista la crisi economica non finirà, anzi, saremo sempre in crisi, riguarda l’universo mondo e in parte è anche dovuta al fatto che egli stesso non ha strumenti per affrontarla, sentendosi per questo impotente.

Il sognatore non è per natura pessimista, il sognatore pensa che il suo sogno potrà avverarsi e gli ostacoli saranno qualcosa di contenuto nel tempo, affrontabili e occasionali. È qualcosa di più che il semplice fatto che ogni ostacolo è una sfida, anche questo aiuta il pensiero positivo, ma è solo una parte di un meccanismo che interpreta gli eventi negativi in modo differente.

«Non cambierà mai!»; «Siamo fatti male. L’uomo è per natura egoista e meschino, questo porta le guerre e corruzione», «Inutile fare progetti in questo momento, tutto è destinato a fallire», «Perché fare una pubblicità se ormai so che sempre in meno spendono per il mio prodotto, meglio risparmiare!», sono tutti esempi di pensieri pessimisti, dove la negatività è generica e destinata a permanere nel tempo, il potere personale assente. Tutto questo porta a immobilismo, incapacità di progettare, incapacità di pensare a un possibile futuro e quindi, da un punto di vista emotivo, paura, impotenza, tristezza, rabbia e, da un punto di vista comportamentale, indecisione e procrastinazione.

Mi vengono in mente un paio di citazioni dell’industriale Henry Ford: «Quando tutto sembra essere contro, ricorda che l’aereo decolla controvento, non con il vento in coda»; «Chi smette di fare pubblicità per risparmiare soldi è come se fermasse l’orologio per risparmiare il tempo», sono esempi di atteggiamento non solo volitivo, ma anche ottimista, dove il richiamo è al potere personale, alla possibilità e a una ipotesi di futuro e di realizzabilità.

Certo che l’ottimismo non è solo una questione di modo di pensare, ma è anche una questione di tratto, ovvero di carattere. Oltre all’ottimismo come pensiero esistono anche persone tendenzialmente ottimiste e persone tendenzialmente pessimiste, come pure bisogna guardarsi dall’ottimismo staccato da ogni valutazione della realtà, detto appunto ottimismo irrealistico, in cui si fa finta che tutto vada bene, negando quindi la realtà e non cercando di cambiarla.

Combattere il pessimismo

E come fare se si è pessimisti?

Direi che chi ha una vena pessimista, rispetto all’ottimista, può tentare di contenerla provando a:

  1. Soffermarsi quando gli capita qualcosa, che sia positivo o negativo, ma che sente particolarmente importante per sé e il suo futuro;
  2. Analizzare il proprio modo di interpretare quello che gli sta capitando secondo le tre dimensioni ovvero:
    • È qualcosa di particolare o generale?
    • È successo ora o sarà sempre così?
    • Posso farci qualcosa (controllo interno) o dipende da altri (controllo esterno)?
  3. Valutare le conseguenze della sua interpretazione per il futuro, se apre o chiude possibilità, se può dare o meno una visione, se può o meno portare a un progetto.

C’è ancora spazio per sognare? Credo di sì, sarà più facile per un ottimista, lo sarà meno per un pessimista, ma anche chi è pessimista può prendersi il proprio futuro, non sarà facile, rimarrà più influenzato dalla negatività del presente, ma, proprio perché c’è uno sforzo di pensiero, potrà affrontare la propria progettualità con ponderatezza e maggiore consapevolezza.

La volontà e la consapevolezza aiutano, ma richiedono energia e riflessione, tempo e pensiero. Non è facile, ma non è impossibile, diversamente, siamo condannati a sempre meno imprenditori, a sempre meno sognatori, a sempre meno azione, a un lento e inevitabile immobilismo che porta via idee, porta via imprenditorialità, porta via passione. Non crederci è già essere sognatori, è già ottimismo.